\paperw9000 \margr0\margl0 \plain \fs20 \f1 \fs24 Il 29 luglio 1887 Depretis mor∞. Gli successe F. Crispi, la personalitα pi∙ autorevole della maggioranza parlamentare. Ex rivolu
zionario e democratico sostenitore del suffragio universale, Crispi si era convertito alla monarchia divenendo uno degli esponenti di spicco della Sinistra moderata. Ammiratore della politica della forza, convinto nazionalista e fautore dellÆespansionism
o coloniale in Africa, appena giunto al potere, assumendo nuovi impegni da parte italiana in caso di guerra, mir≥ a dare allÆalleanza con Prussia e Austria un carattere di aperta ostilitα verso la Francia che port≥ nel 1888 a una vera e propria guerra co
mmerciale tra i due paesi.\par
In campo coloniale Crispi si impegn≥ a rialzare il prestigio italiano e segn≥ un successo con la firma del trattato di Uccialli (1889), in base al quale il nuovo sovrano di Etiopia, Menelik, si impegnava a riconoscere le c
onquiste italiane in Eritrea, che venne proclamata ufficialmente colonia nel 1890.\par
In politica interna, coerentemente con la sua vocazione bismarckiana e con quella che era stata lÆispirazione della Destra prima e poi di Depretis, Crispi oper≥ in mo
do da rafforzare il potere dellÆesecutivo, accentrando nella sua persona le cariche di presidente del Consiglio, ministro degli Esteri e ministro degli Interni. Sotto la sua presidenza venne emanata una serie di leggi di carattere progressivo (allargamen
to della base elettorale delle amministrazioni locali ed eleggibilitα dei sindaci, abolizione della pena di morte, libertα di sciopero), ma si ampli≥ a tal punto il controllo dello stato su tutte le manifestazioni o riunioni pubbliche da scoprire mire au
toritarie. Questo autoritarismo si manifest≥ innanzitutto in una politica repressiva nei confronti delle opposizioni, che furono ostacolate in tutti i modi, e poi, dopo un nuovo fallimento delle trattative per arrivare a una conciliazione tra Stato e Chi
esa, nellÆesasperazione delle tendenze anticlericali a fini socialmente e politicamente conservatori. Crispi si trov≥ inoltre a fronteggiare una difficile situazione economica e finanziaria, caratterizzata da una crisi nellÆagricoltura e nellÆindustria e
da un crescente disavanzo del bilancio. Coinvolto con interventi creditizi e sovvenzioni nel salvataggio \i in extremis\i0 di numerose banche impegnatesi nel finanziamento di attivitα speculative nel settore dellÆedilizia, il governo Crispi evit≥ lo sc
andalo tenendo segreti i risultati di una commissione di indagine ministeriale nominata per far luce sulle irregolaritα dellÆoperazione (1889).\par
Esso si dimise nel gennaio 1891 quando la Camera si rifiut≥ di accogliere alcune proposte di inasprimento
fiscale. Segu∞ un breve ministero presieduto dal marchese siciliano A. di Rudin∞ a cui successe nel maggio 1892 lo statista piemontese G. Giolitti, giα ministro del Tesoro e delle Finanze nel governo Crispi, dal quale si era dimesso nel dicembre 1890 pe
r divergenze sulla politica di spesa.\par
Giα dal primo ministero Giolitti, ancorchΘ breve (maggio 1892-dicembre 1893), emersero con sufficiente chiarezza quelle che sarebbero state le linee maestre dellÆazione di governo dellÆuomo politico piemontese n
egli anni successivi. Egli manifest≥ lÆintenzione di diminuire il carico fiscale a favore dei meno abbienti; allent≥ la pressione sulle opposizioni, in particolare sui socialisti, instaurando un clima pi∙ liberale; ma, al tempo stesso, non esit≥, secondo
una tecnica giα ampiamente usata dai governi precedenti, a servirsi dellÆapparato statale e dei prefetti per assicurarsi, ora con le minacce ora con la corruzione, una solida maggioranza alle elezioni del 1892. Elemento unificante di questi orientamenti
apparentemente contraddittori era lÆobbiettivo di Giolitti di arrivare ad avere nel parlamento uno strumento efficace per portare il paese a un equilibrio pi∙ moderno, basato su un confronto dinamico e avanzato della borghesia con il movimento dei lavor
atori.\par
Il disegno di Giolitti venne interrotto da due fatti: lo scandalo della Banca Romana e la crisi provocata dalle agitazioni dei Fasci siciliani. Sotto il suo ministero riemerse con grande violenza la questione degli scandali bancari, e in part
icolare quello delle irregolaritα nella gestione della Banca Romana. In questo scandalo furono coinvolti molti uomini politici tra cui lo stesso Crispi, che riusc∞ per≥ a mettere in serie difficoltα Giolitti, accusandolo di essere stato a conoscenza dei
risultati della commissione amministrativa del 1889 in qualitα di ministro del Tesoro.\par
Nel frattempo, in Sicilia, per effetto della crisi che aveva investito lÆagricoltura, erano scoppiate violente agitazioni guidate da uomini di orientamento social
ista che diedero vita al movimento dei Fasci, diffusosi rapidamente in tutta lÆisola a partire dal 1892. Il movimento esprimeva la protesta dei contadini, dei mezzadri e dei braccianti contro lÆeccessivo fiscalismo e lo strapotere dei ceti dominanti loca
li, rivendicando al tempo stesso la revisione dei patti agrari e lÆassegnazione di terre da coltivare. Giolitti, al contrario di Crispi e dei proprietari terrieri che chiedevano una rapida repressione \i manu militari\i0 delle rivolte, diede disposizion
i alla polizia di colpire ogni atto illegale, ma si rifiut≥ di affrontare le agitazioni sociali con misure di stato dÆassedio.\par
Criticato per le vicende della Banca Romana e giudicato debole nei confronti dellÆagitazione dei Fasci, Giolitti si dimise
nel novembre 1893 e il 15 dicembre torn≥ al potere Crispi, salutato dalla borghesia come lÆuomo forte richiesto dal momento. Crispi fece subito proclamare lo stato dÆassedio in Sicilia dove venne inviato un contingente di truppe. La repressione inizi≥ i
mmediatamente e provoc≥ un centinaio di morti. Un tentativo di insurrezione anarchica in Lunigiana, subito sventato, contribu∞ ad alimentare i timori, del tutto infondati, di una cospirazione generale diretta a colpire lo stato e a minacciarne lÆunitα. S
i arriv≥ al punto di sostenere che i Fasci intendessero staccare la Sicilia dallÆItalia per consegnarla a una potenza straniera. I capi del movimento furono cos∞ arrestati e condannati a severe pene detentive. Crispi procedette quindi a reprimere le orga
nizzazioni operaie e socialiste in tutto il paese.\par
Le difficoltα in politica interna non distolsero Crispi dagli obbiettivi di espansione coloniale. Dopo la proclamazione della Colonia Eritrea e la rottura delle trattative con il negus Menelik su un
articolo del trattato di Uccialli (1891), le relazioni tra Italia ed Etiopia erano andate peggiorando fino alla denuncia formale del trattato da parte di questÆultima nel febbraio 1893. Ma la sproporzione tra obbiettivi e mezzi dellÆimperialismo italian
o si rivel≥ ancora una volta nella sua reale portata. Nel 1895, in seguito allo sconfinamento nei territori controllati dallÆItalia da parte del ras del TigrΘ, si ebbe una ripresa dellÆoffensiva espansionistica nella regione attuata dal generale O. Barat
ieri, governatore dellÆEritrea e capo dellÆesercito italiano in Africa, che si concluse il 7 dicembre con una rovinosa sconfitta ad opera dellÆesercito abissino allÆAmba Alagi. Crispi cerc≥ la rivincita a ogni costo. Il 1░ marzo 1896 circa 20.000 Italian
i si scontrarono presso Adua con 100.000 Etiopi e vennero messi in rotta, lasciando sul campo circa 7.000 morti. Alla notizia scoppiarono violente manifestazioni contro la guerra coloniale e Crispi, che lÆaveva voluta, dovette rassegnare le dimissioni.